03-07-2023

|

Medicina

È stata eradicata l’epatite “C”?

Amerigo Paffetti


Scopri tutti gli esami

La risposta è: assolutamente NO! 
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato la sfida di eradicare il virus Hcv entro il 2030.

Nel mondo sono oltre 58 milioni i positivi, con circa 1,5 milioni di nuovi contagi ogni anno.
In Italia si stima che ci siano oltre 300.000 pazienti da trattare, di cui più di 200.000 non ancora diagnosticati.  
Purtroppo il nostro paese ha il primato negativo, in Europa, per numero di soggetti positivi all’epatite C e di mortalità per tumore primitivo del fegato correlato al virus (Epatocarcinoma); detiene, inoltre, una grande numerosità di pazienti affetti dalla malattia ignari della propria condizione. 

La maggior parte dei positivi sono i consumatori di sostanze stupefacenti . Il virus si trasmette attraverso il contatto diretto con sangue infetto per cui i principali fattori di rischio sono:
  • lo scambio di siringhe usate
  • le trasfusioni di sangue non controllate e non testate
  • le strumentazioni mediche e chirurgiche (cure dentali, tatuaggi, piercing) non adeguatamente sterilizzate
  • condotte sessuali a rischio e non protette
  • trasmissione da madre infetta a figlio durante il parto

Pertanto, nonostante l’elevato numero di pazienti trattati fino ad oggi con i nuovi farmaci ed i buoni risultati ottenuti, per raggiungere l’obiettivo di eradicazione sono ad oggi necessari ulteriori sforzi mirati ad ottimizzare l’ accesso allo screening soprattutto per le categorie a rischio.
Nell’identificazione dei pazienti per l’eradicazione di questa patologia l’Italia ha oggi la grande opportunità del programma nazionale di screening gratuito a disposizione delle Regioni.
Il programma di screening, per il momento prorogato fino a Dicembre 2023 , è rivolto a 3 categorie di popolazione:
  • i nati nelle fasce d’età 1969-1989,
  • le persone seguite dai Servizi Pubblici per le Dipendenze (SerD)
  • le persone detenute in carcere
Riguardo alla popolazione generale, nel caso in cui ci sia il dubbio di un potenziale contagio, il consiglio è quello di sottoporsi quanto prima al test per la ricerca degli anticorpi anti-Hcv (HCV-Ab) .  Per effettuarlo è sufficiente la ricetta del medico di famiglia ed il pagamento di un modesto ticket; si tratta di un esame entrato nell’uso routinario che si può eseguire in un qualunque laboratorio pubblico o privato.

Qualora il test risulti positivo si procede ad un secondo test per accertare la presenza dell’ Rna del virus Hcv (HCV-RNA) . Se anche questo risulta positivo significa che il virus è presente e attivo nell’organismo. A questo punto sarà necessario affidarsi ad un Centro esperto in malattie del fegato per avviare ulteriori accertamenti e indagini e in seguito procedere con il trattamento antivirale.

Oggi è possibile eradicare l’Hcv,  le attuali terapie antivirali (Tab.2) ad azione diretta sono efficaci e accessibili a tutti .
Ad esempio, nel caso del trattamento con glecaprevir/pibrentasvir (MAVIRENT 40 mg.), l’eliminazione del virus si ottiene in 8 settimane nel 96% dei pazienti trattati. La guarigione ha un impatto positivo sulla salute del fegato ma anche su tutte quelle manifestazioni extraepatiche sorte o peggiorate a seguito dell’infezione. Infatti l’epatite C, pur colpendo il fegato , viene considerata una malattia sistemica a tutti gli effetti (Tab.1).
Circa due terzi dei pazienti con infezione da Hcv cronica sviluppa manifestazioni extraepatiche che hanno dimostrato di avere un ruolo nella mortalità da Hcv.

Chi soffre di epatite C va incontro, con il passar degli anni, ad una serie di disturbi e patologie collegati in parte all’aumento dell’infiammazione che la malattia genera e l’eliminazione del virus Hcv con i farmaci antivirali ad azione diretta porta ad un netto miglioramento delle suddette complicanze extraepatiche.         
Da ciò l’importanza della diagnosi precoce attraverso lo screening e del conseguente trattamento tempestivo.
 


Tab. 1 - Elenco delle manifestazioni extraepatiche dimostrate o suggerite associate all’infezione da HCV

A: associazione definita sulla base di due fattori = 1) forte prevalenza; 2) patogenesi
  • Crioglobulinemia mista (sindrome clinica completa o incompleta)

B: prevalenze significativamente più elevate rispetto ai controlli
  • Linfomi non-Hodking a cellule B
  • Gammapatie monoclonali
  • Porfiria cutanea tarda
  • Lichen planus

C: situazioni in attesa di conferma/caratterizzazione
  • Tireopatie autoimmuni
  • Carcinoma della tiroide
  • Sindrome sicca
  • Alveolite-Fibrosi polmonare
  • Diabete mellito
  • Nefropatie non crioglobulinemiche

D: osservazioni aneddotiche
  • Psoriasi
  • Neuropatie periferiche e centrali non crioglobulinemiche
  • Poliartrite cronica
  • Artrite reumatoide
  • Poliarterite nodosa
  • M. di Bechet
  • Poli/dermatomiosite
  • Fibromialgia
  • Orticaria cronica
  • Prurito cronico
  • Pseudo-sarcoma di Kaposi
  • Eritema necrotico migrante
  • Vitiligo
  • Cardiopatie e miocarditi
  • Ulcere corneali di Mooren
  • Disfunzioni erettili

(Da  “Manifest. Extraepat. di HCV - Associazione Italiana per lo Studio del Fegato “A.I.S.F.”)



Tab. 2 -   Farmaci antivirali ad azione diretta (DAA), anti virus Epatite ”C”

Sofosbuvir (SOVALDI)
Simeprevir (OLYSIO)
Daclatasvir (DAKLINZA)
Ledispavir/Sofosbuvir (HARVONI)
Ombitasvir/Paritaprevir/Ritonavir + Dasabuvir (VIEKIRAX e EXVIERA)
Elbasvir/Grazoprevir (ZEPATIER)
Sofosbuvir/Velpatasvi (EPCLUSA)
Glecaprevir/Pibrentasvi (MAVIRET)


Meccanismo d’azione dei farmaci inibitori delle proteasi

Farmaci inibitori proteasi




Dott. Amerigo Paffetti
Epatologo e Infettivologo
U.S.I. Piazza Vittorio - Via Machiavelli, 22                                                                   
USI Doc Prati - Via V. Orsini, 18 (terzo piano)