02-02-2024
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Medicina
La cardiopatia ischemica
Dott. Riccardo Gilli
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Affinché il sangue sia libero di scorrere senza ostacoli attraverso le arterie per raggiungere anche le parti più lontane del corpo, è necessario che le arterie siano prive di ostacoli, pulite, e che le loro pareti siano lisce ed elastiche. Così come le incrostazioni di calcare nei tubi delle nostre case possono portare ad una riduzione, fino all’interruzione, del flusso dell’acqua, allo stesso modo la presenza di imperfezioni nella parete delle nostre arterie può causare una riduzione della quantità del sangue che vi scorre fino al suo arresto.
- dall’eccesso di colesterolo nel sangue
- dall’effetto del fumo
- dalle alterazioni degli zuccheri (diabete)
- da difetti della coagulazione
- da malattie intrinseche delle arterie stesse
In altri casi, purtroppo, il perdurare dell’azione dei fattori esterni citati prima può portare ad un progressivo restringimento dell’arteria, e ad una riduzione del flusso di sangue con conseguente sofferenza degli organi che da quella arteria devono ricevere il sangue ossigenato.
Esistono vari gradi cardiopatia ischemica:
- cardiopatia ischemica silente: l’ostacolo al flusso del sangue e molto lieve e tale da non causare alcun tipo di sintomo
- cardiopatia anginosa: il flusso di sangue in condizioni basali, cioè per una richiesta “normale” di ossigeno da parte delle cellule del cuore, è sufficiente, ma in caso di una richiesta di maggiore impegno (per uno sforzo fisico, freddo intenso, digestione, forte emozione, aumento della pressione del sangue) diventa insufficiente; il sintomo fondamentale in questo stadio è il dolore anginoso, la cosi detta “angina pectoris”. Si tratta di un dolore solitamente (ma non esclusivamente) riferito al petto, di intensità variabile, della durata di alcuni minuti, che scompare col riposo
- sindrome coronarica: il flusso di sangue attraverso la coronaria malata viene a ridursi severamente in modo improvviso al punto che, anche in condizioni basali, la parte di cuore servita dal vaso entra in sofferenza; se si interviene tempestivamente ripristinando il flusso di sangue tale sofferenza è reversibile ma se non si interviene si giunge ad uno stadio nel quale le cellule del cuore che non ricevono sangue ossigenato muoiono e si arriva così alla fase successiva
- infarto: una parte del cuore, quella irrorata dalla coronaria malata, va in necrosi; la gravità del danno dipende da quale coronaria si è occlusa e a che livello e, conseguentemente, dalla localizzazione e dalla estensione della necrosi
La risposta è semplice: una persona che non ha sintomi o che ne ha di lievi (alcune volte il dolore anginoso viene sottovalutato e spesso non si manifesta col classico dolore riferito al torace) non è motivata ad andare dal cardiologo e non viene, quindi, a conoscenza della malattia sottostante. In questi casi è possibile che una lesione coronarica non nota e quindi non curata vada incontro ad una improvvisa rottura con conseguente rapido aggravamento dell’ostacolo al flusso di sangue.
- adottare uno stile di vita sano (attività fisica adeguata in rapporto all’età e al proprio livello di allenamento, alimentazione povera in grassi animali e ricca di anti-ossidanti, mantenimento di un peso corporeo adeguato, evitare il fumo di sigaretta o l’eccesso di alcool)
- contrastare le malattie predisponenti (curando l’ipertensione, il diabete, l’ipercolesterolemia, le malattie della coagulazione)
- sottoporsi a controlli cardiologici (prima di intraprendere programmi di attività sportiva, in caso di sintomi sospetti, periodicamente anche in assenza di sintomi e con regolarità dopo i 50 anni negli uomini e dopo la menopausa nelle donne) e rispettare le prescrizioni terapeutiche e gli esami consigliati
U.S.I. Collatino - Viale della Serenissima, 22