02-02-2023

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Medicina

La spirometria: un esame fondamentale troppo spesso negletto

Claudio M. Sanguinetti


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La misura della funzionalità respiratoria può essere effettuata rapidamente e in maniera non invasiva con un semplice esame chiamato spirometria (derivante dalla composizione delle parole greche: Σπυρος soffio e μετρία misura).
L’esigenza di misurare il respiro come espressione della funzionalità polmonare nasce in tempi non più recenti ed esattamente verso la metà del 1800 quando John Hutchinson inventava un complicato ma efficiente spirometro a campana per misurare il volume di aria che era espirato dai polmoni attraverso la bocca dopo una profonda inspirazione. Questo volume di aria egli lo chiamò con il termine tuttora usato di “capacità vitale”, assumendo che tale capacità era un indicatore della probabilità di sopravvivenza. Trascorse un altro secolo prima che gli studiosi del problema introducessero altri indicatori misurabili con la spirometria utili a definire molti aspetti fisiopatologici che sottostanno a varie patologie dell’apparato respiratorio. Negli anni l’evoluzione tecnologica degli spirometri ha portato alla disponibilità attuale di strumenti di piccole dimensioni e portatili il cui uso è grandemente facilitato.  

In particolare la spirometria ha un ruolo critico nella definizione di due grandi quadri fisiopatologici, quello ostruttivo, di cui i più noti rappresentanti sono l’asma bronchiale e la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), e quello restrittivo, cui fanno più frequentemente riferimento la fibrosi polmonare, alterazioni della gabbia toracica e alcune cardiovascolopatie

Seguendo quanto diversi decenni fa puntualizzato da Julius Comroe in un testo fondamentale, che tutti gli pneumologi più attempati conoscono, la misura della funzionalità respiratoria non consente una diagnosi clinica, microbiologica o anatomo-patologica ma rivela se e in che misura la funzionalità polmonare è stata alterata da una malattia che ha interessato l’apparato respiratorio, da un inquinamento ambientale o da una sconsigliata pratica voluttuaria come l’abitudine al fumo di tabacco

Inoltre la spirometria è decisiva nel dimostrare l’effetto dei farmaci, ad esempio dei broncodilatatori e degli antinfiammatori corticosteroidei, e ripetibile nel tempo per seguire l’evoluzione della malattia respiratoria.
Queste ed altre motivazioni su cui non mi dilungo fanno della spirometria un esame semplice, utile e indispensabile per definire la condizione respiratoria di un individuo. 
Nonostante ciò, i dati epidemiologici più volte registrati sia in Italia che all’estero dimostrano come questo esame sia effettuato in una percentuale ancora molto bassa di soggetti, anche quando essi siano a forte rischio di alterazioni respiratorie come i forti fumatori. 

Ancor più grave è il fatto  ben noto che molti pazienti ricevono la diagnosi di asma o di BPCO solo sulla base della storia clinica e dell’esame fisico del torace, come evidenziato da  dati statunitensi  e canadesi secondo cui solo il 48% dei pazienti diagnosticati con asma e il 36% di quelli con diagnosi di BPCO avevano effettuato una spirometria entro un anno dalla diagnosi clinica.
Inoltre, nel 33 % dei soggetti con diagnosi clinica di asma e nel 58% di quelli con diagnosi clinica di BPCO dopo esame funzionale respiratorio non era confermata la precedente diagnosi. 

Questo inutile sovraccarico diagnostico impone anche evidenti errori terapeutici consistenti nell’impiego di farmaci non necessari, con ripercussioni socio-economiche non indifferenti.
D’altra parte la mancanza di una precisa definizione della patologia, quale può essere offerta da adeguati esami funzionali respiratori come la spirometria, può indurre un ritardo diagnostico con conseguente aggravamento delle alterazioni anatomo-funzionali respiratorie dei pazienti, che vengono spesso curati  in fasi in cui il ripristino funzionale può non essere totale, mentre sappiamo che più precoce è la definizione diagnostica migliori sono i risultati dell’apporto terapeutico.

Vorrei concludere con una semplice considerazione: credo che ognuno di noi nella propria vita abbia giustamente eseguito almeno una volta un elettrocardiogramma; è opportuno che con lo stesso grado di saggezza almeno una volta effettuiamo anche una spirometria per una valutazione di base della nostra efficienza respiratoria.
 

Dott. Claudio M. Sanguinetti 
Già Primario Pneumologo Az. Ospedaliera San Filippo Neri - Roma  
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